“Per me il post-partita non finisce mai – sorride – e poi fino a 3’ dalla sirena sarebbe potuto davvero succedere di tutto: sul 7-5 avevamo capito di essere vicine alla vittoria, poi la gioia del triplice fischio e la festa moderata in rispetto del nostro avversario. Io credo che la sportività sia molto più femminile che maschile, e infatti i primi complimenti sono arrivati proprio dal Padova”.
Per mesi le due squadre si sono avvicendate in testa alla classifica ed era destino che la questione si risolvesse così: con un faccia a faccia leale, che ha lasciato grande spazio allo spettacolo. “Abbiamo perso per strada punti che ci avrebbero consentito di arrivare a domenica con la vittoria già in tasca, ma lo abbiamo interpretato come un segno del destino: tutto si è allineato per permetterci di arrivare a vincere col Padova, perché battere la diretta concorrente era la più grande prova di forza che potessimo dare”.
Praticamente un invito a nozze per la laterale di origine abruzzese. “In tanti pensano che cambiando categoria, siano diverse anche le motivazioni personali. Ma per me se sei competitiva e se hai una certa mentalità, questa la riporti in tutto quello che fai, dai tornei parrocchiali alle partite in giardino con i miei nipoti. Io non voglio perdere neanche quelle”.
Ecco perché con il presidente Alessandro Betteghella c’è stata subito intesa. “La sua chiamata è arrivata in un momento in cui non sapevo bene cosa fare, cercavo nuovi stimoli e stavo valutando proposte dalla A. Da buona terrona – sorride mentre racconta – del Nord sapevo soltanto che ha un PIL più alto del nostro, ma quando ho chiesto informazioni sul club mi è successa una cosa mai accaduta prima: tutti, e dico tutti, ne hanno parlato bene. Allora ho capito che qui avrei potuto fare le cose per bene, secondo i miei standard: posso affermare con certezza che a livello di società, l’Audace era già da serie A. Noi giocatrici abbiamo solo realizzato questa proiezione, ma a monte c’è una pianificazione dettagliata e altamente professionale”.
Obiettivo mirato e centrato, che De Angelis ha voluto condividere anche con la sua ex squadra, la Coppa d’Oro. “Ci tengo a sottolineare che la società, nella persona di Arcangelo Iori, mi ha lasciata libera di andare dove volessi ed era anzi molto felice che avessi scelto una squadra così competitiva. Il primo pensiero è stato quindi proprio per loro perché sono persone a cui voglio bene, coraggiose ad andare avanti in un momento di difficoltà. Ho scritto a mister Laura Sanzari e a Tiziana Pro: i suoi panini post allenamento sono per me un ricordo indelebile”.
Ma torniamo al presente e alla Coppa Italia di fine aprile. “Rispetto ad alcune avversarie, arrivare nelle Marche sapendo di avere il campionato in tasca può darci la giusta tranquillità. Detto questo, penso che la Final Eight sia un banco di prova ancora più importante: un assaggio di Serie A che – al netto di una condizione fisica provata dalle ultime partite – potrà darci l’opportunità di dimostrare il nostro valore assoluto e non più relativo”.
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