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MERCATO BOLLENTE, MERCATO DEI POVERI
- Aggiornato: 2 Giugno 2016
Noi società ci facciamo del male da sole. Premesso che siamo tutti parte del sistema e moralizzare oggi a poco serve è evidente che una responsabilità importante nel mercato dei poveri ce l’ha chi muove le fila del giocattolo e cioè noi addetti ai lavori. Purtroppo ogni sessione di mercato è caratterizzata dalle solite chiacchiere, dai soliti movimenti, dalle solite trattative, dai soliti giocatori. Una generazione quella diciamo della fine anni ’70 e anni ’80-90′ che ha contribuito sensibilmente a valorizzare il calcio a 5 veronese ma che mancando un ricambio generazionale continua ad essere l’unica fonte di aspirazione. Ecco che dunque in particolare in questa sessione particolarmente bollente con ben sette/otto squadre veronesi al via ci si arrovella per uno o l’altro. Tutti noi sentiamo i ritornelli soliti: “Mi ha chiamato questo…” oppure “Ho tante offerte…” la più bella è “Devo solo scegliere…” Trattative già chiuse, poi alla fine mai avviate, contatti che si susseguono e molte volte promesse che non vengono mantenute. L’appettibilità fa ancora la differenza: cosa ci può essere di più per uno che fa la serie C2, che magari da anni retrocede, arriva in fondo, gioca in squadre ripescate? Nulla. Eppure è molto di moda fare i preziosi, sfuggire, comportarsi da grandi calciatori. Le società sono sempre quelle che ci rimettono: mancando i vincoli pluriennali alla fine è sempre una bagarre d’estate a chi la spara più grossa, a chi racconta più balle durante i tornei, a chi riesce a farsi portavoce di un messaggio che non esiste. Loro se la bevono, noi subiamo le conseguenze. Proliferano i ciarlatani, parlano i nessuno.
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